Immaginate un’antica nave che trasportava viveri, la rotta che le faceva compiere il giro del Mediterraneo, i marinai lontani dalle proprie case per anni, il commercio di generi alimentari, olio, olive, salamoia, vino: siamo nel primo secolo dopo Cristo, al largo di Varazze, quando una di queste navi affonda, probabilmente a causa di una tempesta. E la storia rivive da quando, qualche giorno fa, i carabinieri del Centro subacquei di Genova Voltri hanno ritrovato – a due miglia e mezzo al largo della Marina di Varazze e a ottanta metri di profondità – un sito archeologico sommerso, costituito proprio da un relitto che trasportava viveri.
Il sospetto che il mare di Varazze potesse custodire un segreto antico era venuto già ai pescatori che – fin dagli anni Trenta – recuperavano cocci delle anfore trasportate dalla nave, utilizzando le reti a strascico. Ritrovamento dopo ritrovamento, l’equipaggio di un peschereccio savonese ha contattato i carabinieri del Centro subacquei di Genova Voltri, che a gennaio hanno dato inizio alle ricerche, con il supporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e della Squadra navale carabinieri savonese. Fondamentale per il ritrovamento del relitto è stato il “Rov”, il piccolo robot in dotazione al Centro.
Mentre nella parte superiore della nave sono presenti parecchi frammenti di anfore danneggiate dalle attività di pesca, decisamente interessanti potrebbero essere le centinaia di oggetti rimasti intatti e nascosti all’interno dell’imbarcazione romana: i carabinieri sono riusciti a recuperare un’anfora conservata perfettamente, in cui si potrebbero trovare tracce degli alimenti trasportati. Un’importante scoperta storica per lo studio della cultura e del commercio dell’età augustea: al fine di tutelare il relitto, i carabinieri hanno già predisposto una serie di attività di sorveglianza e monitoraggio del sito.
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Fotografie dei Carabinieri:
