Il dottor Paolo Molinari, veterinario di Speed Vet, ci dà alcune importanti informazioni sulla peste suina, argomento che in questi giorni preoccupa molto l’opinione pubblica. Ci sono rischi per l’uomo e per i nostri amati pet e come possono i cani dare un contributo al contenimento della diffusione?
I RISCHI PER L’UOMO E PER I CANI E I GATTI
La peste suina africana non si trasmette all’uomo, ma interessa solo i suini e i cinghiali. I sintomi tipici in queste categorie animali sono febbre, perdita di appetito, emorragie interne, aborti spontanei e debolezza. Al momento non ci sono cure o vaccini contro la peste suina africana che, nei suoi ceppi più aggressivi, uccide gli animali in circa 10 giorni dal contagio. Il virus è assai stabile e dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni, sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi o resistendo alle alte temperature.
Nei cani e nei gatti questa malattia non è trasmissibile, anche se, come l’uomo, possono rappresentare un vettore passivo di trasmissione indiretta con tutto ciò che ne consegue in termini di impatto non sulla suinicoltura e sull’economia del settore, ma anche ad altre attività antropiche, conseguentemente alla definizione delle aree di restrizione dove vengono vietate le attività di campo.
I CANI RILEVATORI DI CARCASSE SUINE
Nel 2019 ENCI, proprio a seguito delle notizie preoccupanti provenienti dall’Europa, in merito alla diffusione della PSA (Peste Suina Africana), ha promosso e realizzato un progetto denominato “Utilizzo di unità cinofile addestrate al rilevamento delle carcasse di cinghiale come strumento di prevenzione e controllo della peste suina africana, con il patrocinio di ISPRA, LEGAMBIENTE, SIEF (Società Italiana di Ecopatologia della Fauna) e Università Federico II di Napoli, Dip. di Medicina Veterinaria”. Lo scopo del progetto ha riguardato proprio la creazione di binomi conduttore-cane idonei al rilevamento delle carcasse di cinghiale, da utilizzarsi in operazioni di monitoraggio nell’ambito dei progetti di prevenzione e controllo della Peste suina africana.
Le verifiche effettuate hanno confermato come i cani specializzati possano essere uno strumento efficace nelle operazioni di sorveglianza passiva della PSA. Il 30 ottobre 2020 il progetto è stato presentato al MIPAAF.
Paolo Molinari – Medico Veterinario