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Treno e cinema, percorsi paralleli – C’era una volta il west

C’era una volta il West

Ricordo del capolavoro western di Sergio Leone, celebrazione epica dello spirito della frontiera al cui centro risalta un grande protagonista: il treno

 

Sembra ieri, ma ha già quarantacinque anni. Parliamo di C’era una volta il West, uno dei cult-movie generati da Sergio Leone che, insieme a Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo, ha ispirato registi del calibro di Tarantino, Carpenter e Scorsese e continua ad essere riscoperto, sviscerato e analizzato dai cinefili e nei corsi universitari. Film dai toni epici, permeato di un forte sentimento nostalgico per il tramontante spirito della frontiera, non fu in realtà subito apprezzato, complice anche un linguaggio cinematografico innovativo che utilizzava tecniche di montaggio inconsuete, soprattutto per un western. E ciò malgrado il forte traino assicurato da protagonisti che rispondevano ai nomi di Henry Fonda, Claudia Cardinale, Jason Robards, Charles Bronson o Gabriele Ferzetti, oltre che dalle struggenti musiche di Ennio Morricone.

Fu però solo questione di tempo. Pubblico e critica, salvo qualche eccezione, non rimasero a lungo indifferenti alla forza evocativa di quest’opera crepuscolare che prendeva come pretesto narrativo il tema della conquista per far incontrare il mito con la storia, riproponendo collaudati stereotipi e non poche citazioni dei classici western in cui il treno ha un ruolo particolare: da Mezzogiorno di fuoco al Cavallo d’acciaio, da Quel treno per Yuma a Duello al sole.

Il progresso che affossa il mito della frontiera, naturalmente, è simboleggiato dal treno e dalla costruzione della prima ferrovia transcontinentale. Come già fece Ford ne Il Cavallo d’acciaio, e poi De Mille ne La via dei giganti, C’era una volta il West ripropone l’epica del treno e il ruolo da questo svolto nel processo di modernizzazione degli Stati Uniti. Nel film, la ferrovia è il centro e il filo conduttore della storia. E’ il simbolo della nuova civiltà che avanza inesorabilmente per mandare in naftalina l’epopea del West, insieme con tutti i suoi personaggi, per definizione molto rudi e tendenzialmente solitari. Nella sontuosa scena finale, celebrata con una suggestiva panoramica dall’alto, non è un caso se è proprio il festoso arrivo del primo treno che si fa compendio del tema della conquista del selvaggio Ovest.

Molto interessante, nell’opera, la valorizzazione della versatilità del mezzo ferroviario come strumento scenico. Tra cantieri di lavoro e locomotive che vanno avanti e indietro, il treno è luogo privilegiato in cui vive l’avido Morton (Ferzetti) e da cui dirige affari e impartisce ordini ben mirati al killer Frank (Fonda), Per Armonica (Bronson),  si trasforma in una trappola, mentre per lo stesso Morton e i suoi uomini diventerà addirittura una tomba. In una delle prime scene, metaforicamente, si fa persino veicolo d’amore, con l’arrivo di Jill (Cardinale), l’ex prostituta che incarna l’idea del coraggio e del rinnovamento. Grande cinema, un film da rivedere.

C’era una volta il West

Regia: Sergio Leone
Soggetto: Bernardo Bertolucci, Dario Argento

Sceneggiatura:  Sergio Leone, Sergio Donati
Fotografia: Tonino Delli Colli
Scenografia: Carlo Simi
Musica: Ennio Morricone
Montaggio: Nino Baragli
(Italia, 1968)
Durata: 167′
Distribuzione: Euro International Films
Prodotto da: Bino Cicogna per Rafran Cinematografica, San Marco Films

PERSONAGGI E INTERPRETI

Jill: Claudia Cardinale

Frank: Henry Fonda

Cheyenne: Jason Robards

Armonica: Charles Bronson

Morton: Gabriele Ferzetti

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Roberto Scanarotti, giornalista e scrittore, ha pubblicato Treno e cinema. Percorsi paralleli (Le Mani editore, 1997), Aghi, Macachi e Marmotte – Dizionario semiserio per viaggiare in treno (ecedizioni, 2009) e Destinazione immaginario – Andata e ritorno nell’universo simbolico della ferrovia (ilmiolibro.it, 2012). Treno e cinema sono amici da sempre. Per l’esattezza dal 28 dicembre 1895, quando i fratelli Lumière – a loro insaputa – firmarono l’atto di nascita della settima arte portando in scena proprio un’inquietante locomotiva con alcune carrozze al traino. Da quel momento in poi, dopo letterati, poeti e pittori, anche i cineasti furono attratti dal fascino della ferrovia, e non ci volle molto tempo prima che il treno diventasse un celebrato protagonista degli schermi. Roberto Scanarotti svelerà miti e riti della ferrovia su celluloide, attraverso una serie di segnalazioni focalizzate su rail-movie e dintorni.  Buon viaggio sui binari dell’immaginazione, dunque, anche ai pendolari che viaggiano ogni giorno su quelli reali e sono quindi poco sensibili alle suggestioni poetiche del mondo dei treni. Ma tant’è: parafrasando Bogart, bisogna pur ricordarsi che “è la ferrovia bellezza, e tu non ci puoi fare niente!”.