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Foto – Il Piano di Monitoraggio della Salute: l’esperienza Stoppani

Stoppani: una parola che, per molti degli abitanti di Arenzano e Cogoleto, significa inquinamento e veleni. Veleni che si sono infiltrati nel terreno, nelle acque, ma anche i veleni delle polemiche che hanno da sempre accompagnato la chiusura e la bonifica dell’ex fabbrica (tanto per citarne una, la più recente, quella sulla proroga del commissariamento).

Sabato mattina il Comune di Cogoleto ha presentato il “Piano di Monitoraggio della Salute”, un progetto pensato con la collaborazione dell‘Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, per studiare lo stato di inquinamento sul territorio.

Il nuovo protagonista dell’esperienza Stoppani è proprio l’Istituto Zooprofilattico: “Vogliamo analizzare la fauna che si trova nelle acque vicine all’ex fabbrica – dice Angelo Ferrari, direttore coordinamento Liguria dell’istituto – per cercare eventuali tracce di cromo, ma anche di altri metalli che con il cromo possono essersi interfacciati”. Una ricerca, aiutata dalle migliori tecnologie, sul genoma e dna degli animali che vivono nelle vicinanze, compiuta davvero a 360 gradi: non riguarderà infatti solo i prodotti ittici che finiscono sulle nostre tavole, ma anche tutta la catena alimentare per osservare ogni minimo cambiamento, dal piccolo granchio al pesce di grosse dimensioni.

Cosa resta dello sfacelo della Stoppani? Per fortuna – hanno spiegato Cecilia Brescianini, vice commissario delegato per la bonifica dell’area ex Stoppani, e Rossella D’Acqui, direttore scientifico Arpal – i valori di cromo esavalente presenti nell’ambiente circostante si sono abbassati molto in questi ultimi dieci anni (da quando la fabbrica, nel 2003, ha chiuso i battenti). Ma il lavoro necessario per arrivare a questo risultato è stato lungo e difficile: “L’area da tenere sotto controllo – spiega Brescianini – misura 241mila metri quadri sul terreno e un milione di metri quadri in mare. Quando è subentrato il commissariamento nel 2006, abbiamo visto che gli impianti della fabbrica risalivano agli anni ’70, obsoleti e senza pezzi di ricambio. Abbiamo portato avanti la bonifica da amianto, ormai conclusa con tanto di certificazione Asl, demolendo l’area sud e parte dell’area nord della fabbrica, smaltendo milioni e milioni di kg di rifiuti pericolosi”. Ad oggi, per il trattamento delle acque, sono stati collocati all’interno del sito dodici pozzi-barriera basati su criteri gestionali innovativi che hanno evitato, dal 2007, lo sversamento a mare di 60 tonnellate di cromo esavalente.

“Molte persone che vogliono fare il bagno a Cogoleto ed Arenzano ci chiedono informazioni – dice Rossella D’Acqui – . E’ importante dire che vengono costantemente effettuate analisi chimiche e degli organismi che vivono in mare. Nella colonna d’acqua, gli agenti inquinanti, compreso il cromo, sono conformi agli standard di qualità”. E per quanto riguarda i “crostoni” che ogni tanto si vedono emergere dalle acque, spiega: “Non sono tossici se rimangono lì, possono diventarlo se vengono frantumati. Per questo non vanno rimossi ma monitorati”.

All’evento hanno partecipato anche Claudio Montaldo, vicepresidente e assessore alla Salute della Regione Liguria, Romano Marabelli, direttore dipartimento della Sanità Pubblica Veterinaria, della Sicurezza Alimentare e degli Organi Collegiali per la tutela della Salute del Ministero della Salute, Daniele Zappavigna, dirigente dipartimento Salute e Servizi Sociali Settore Prevenzione, Igiene Pubblica, Fasce Deboli, Sicurezza Alimentare e Sanità Animale della Regione Liguria, Corrado Bedogni, direttore Asl 3 Genovese, e gli amministratori di Cogoleto ed Arenzano.

 

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