Dottor Jean Pierre Candido
Responsabile del Raggruppamento di Chirurgia Generale della Casa di Cura “Sedes Sapientiae” di Torino
Diplomato in Chirurgia Vascolare presso la Facoltà di Parigi
Membre de la Société Française de Chirurgie Vasculaire
Specialista in Chirurgia Generale
Specialista in Chirurgia Vascolare presso la Facoltà di Parigi
Omeopata ed Omotossicologo
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Studi:
– “Casa di Cura Sedes Sapientiae” via G.Bidone,31 – 10125 Torino tel.011.46.77.800
– Via Sauli Pallavicino 54 (interno cortile Farmacia) – 16011 ARENZANO (GE) tel.335.661.66.90
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Come abbiamo visto negli articoli precedenti, la disfunzione erettile può precedere di cinque anni l’insorgenza di malattie cardiovascolari.
Inoltre il 60% dei pazienti affetti dalle sopradette malattie presentano una disfunzione erettile.
L’arteriopatia degli arti inferiori è la patologia statisticamente più evidenziata tra i fumatori, intendendo per tali uomini e donne (quasi in parità, dato che nel secolo scorso le donne fumatrici erano poche).
Cos’è l’arteriopatia degli arti inferiori?
Anatomicamente parlando, le arterie delle gambe servono principalmente a portare ossigeno e sostanze nutritive alle masse muscolari. L’intossicazione da fumo provoca l’alterazione degenerativa delle pareti arteriose, che si tradurrà in un progressivo restringimento fino alla totale occlusione.
L’apporto di ossigeno alle masse muscolari delle gambe sarà sempre più debole, fino al punto in cui le masse muscolari perderanno progressivamente la loro funzionalità.
Quali sono i sintomi?
Generalmente compare un dolore al polpaccio (claudicazione o”Malattia delle Vetrine”) che obbliga la persona che ne è affetta a doversi fermare ad intervalli regolari (denominazione:”stadio II”).
Più la malattia progredisce, più l’intervallo doloroso si accorcia; la particolarità del dolore è che sparisce appena ci si arresta perché, fermandosi, il muscolo non necessita di un maggior apporto di ossigeno.
Esistono stadi più gravi della malattia?
Certamente, la comparsa di dolori notturni sempre al polpaccio dimostra che la malattia si sta aggravando in modo importante. Il paziente non sopporta più la posizione distesa ed è spesso obbligato ad alzarsi o a lasciare la gamba a penzoloni dal letto, in modo da permettere al sangue di irrorarla del tutto (“stadio III”).
Qual è lo stadio terminale della malattia?
Se il terzo stadio non viene risolto con pratiche e cure opportune (delle quali parlerò nel prossimo capitolo), la privazione di ossigeno raggiungerà la cute creando lesioni cutanee.
Queste, all’inizio avranno l’aspetto di piccole lacerazioni; in seguito diverranno ulcere che involveranno a gangrene.