Avevamo parlato circa un mese fa della Stoppani di Cogoleto: le ultime notizie, ovvero un bando di gara indetto dalla Regione Liguria per proseguire la bonifica e la messa in sicurezza del sito, lasciavano trasparire un cauto ottimismo.
Un monito arriva però da Legambiente, che inserisce l’ex fabbrica di lavorazione del cromo nel suo ultimo dossier “Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realtà?” (clicca qui per leggerlo).
«E’ lungo e impressionante l’elenco dei veleni che inquinano le 50 aree censite finora nel Programma nazionale di bonifica» si legge nel documento. Legambiente paragona la situazione attuale con quella di 14 anni fa, data della sua prima ricerca sull’argomento. «Fa una certa impressione confrontare i risultati – continua l’associazione – alcuni obiettivi sono stati raggiunti, altre richieste sono purtroppo ancora drammaticamente attuali».
Non solo: «Ancora più inquietante, è quanto sta emergendo da diverse indagini giudiziarie circa le rotte di smaltimento illecito dei rifiuti e delle terre contaminate che provengono da interventi di bonifica, soprattutto quelli di piccole e medie dimensioni».
Legambiente ripercorre la storia delle aree inquinate, tra cui quella della Stoppani:
La Stoppani in cambio della ripresa delle attività e di un finanziamento di circa 7 miliardi di vecchie lire si impegnava a bonificare il torrente e la falda, a eliminare tutte le terre stoccate provvisoriamente a Pian Masino, a trattare le terre tossiche e a bonificare le spiagge di Cogoleto. Alla data di scadenza del progetto (2001, ndr) la società risultò completamente inadempiente. Gli unici lavori effettuati dalla Stoppani riguardano la bonifica delle spiagge di Cogoleto, bonifica effettuata in maniera superficiale e totalmente inadeguata. Le terre tossiche non sono state trattate, le terre di Pian Masino non sono state trasportate in discarica, il torrente e le acque di falda erano sempre più inquinate e nulla è stato fatto dalla Stoppani per disinquinarle.
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Ad oggi, all’interno dello stabilimento sono ancora presenti varie zone occupate da rifiuti. Per alcuni di queste è avvenuto il dissequestro da parte della magistratura e possono quindi essere rimosse. Per la zona Molinetto è stata nominata una commissione di controllo: in questa zona dovrà essere realizzato un nuovo impianto per il trattamento dell’acqua; mentre non è stato ancora presentato il progetto preliminare di bonifica dei suoli. Com’è ovvio, viste le resistenze della Stoppani a collaborare nell’istruttoria, soprattutto fino a un anno fa, ad oggi non risultano consegnati progetti definitivi di bonifica.
Nel frattempo, vale la pena ricordare che nel 2004 i carabinieri avevano sequestrato 17.500 tonnellate di rifiuti pericolosi che dovevano già essere stati smaltiti nel 2003.
I danni? Ingenti, sia per l’ambiente che per la popolazione dei comuni di Cogoleto e Arenzano:
Le conseguenze dell’inquinamento si sono sentite innanzitutto fra i lavoratori: dal 1969 al 1992 sono morti 53 operai con almeno tre mesi di lavoro per tutti i tipi di tumore, 40% in più della media nazionale
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Durante gli anni ottanta si susseguono vari procedimenti per i danni ambientali causati dall’attività della fabbrica che si concludono il più delle volte con lievi condanne per i dirigenti Stoppani.
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Sulla popolazione non sono mai state effettuate indagini epidemiologiche, malgrado richieste in tal senso siano state presentate in Consiglio comunale dei Comuni di Cogoleto e Arenano. Già dal 1986 i medici di questi due comuni denunciavano la presenza di cromo nei pesci, nei mitili e nei molluschi di tutto il litorale, ma la pesca non è mai stata vietata in questi tratti.